TCR: La mia esperienza nelle corse automobilistiche
Ciao Carlotta, raccontaci cosa fai, così da capire insieme ai nostri lettori il mondo in cui lavori e vivi.
In questo momento sono ferma, in attesa del terzo figlio.
Fino a qualche mese fa facevo il TCR, la categoria di macchine a ruote coperte in cui corre anche mio marito.
Negli ultimi anni ho sempre corso con l’Audi nel team di famiglia, l’RC Motorsport Roma, con sede a Formello, nella zona industriale.
Inoltre, sono già quattro anni che lavoro per Ferrari, Maserati e Alfa Romeo come istruttrice di guida sicura e sportiva.
Perché hai scelto proprio questa categoria?
Ho iniziato con i Kart a 14 anni e poi a 18 sono passata a correre in macchina, con le Mini cioè delle auto a trazione anteriore.
Poi ho continuato sempre per questa strada. Per la Formula ero già troppo grande anche se sicuramente, tornassi indietro, avrei fatto volentieri un paio di anni lì, in preparazione del TCR.
Non è detto che in futuro non cambi, magari con il GT. Di certo quando riprenderò tornerò sulle nostre macchine.
Hai iniziato correndo sui Kart, ti chiedo se hai sofferto qualche svantaggio e quanta differenza hai trovato con la tua attuale categoria?
All’inizio ho vissuto lo svantaggio dell’inesperienza: mi trovavo a competere in un contesto di professionismo in cui c’erano ragazzi che correvano da 10 anni, però con l’impegno sono migliorata e, quando sono passata in macchina, sono arrivati i risultati.
Sicuramente una delle mie capacità è stata la caparbietà: nonostante non abbia mai avuto paura in macchina e nonostante mi piaccia quel mal di pancia prima della gara, ci sono stati dei momenti in cui qualcun altro avrebbe smesso; è stato mio papà (che gareggiava con le motocross) che quando ha visto che mi piaceva e volevo farlo, mi ha assecondata e anzi mi ha sempre spinto a continuare.
Alla fine dai tempi dei Kart siamo sempre gli stessi, l’unica differenza in gara è che prima era tutto più rischioso: avevamo 13 o 14 anni ed è normale che uscissero dei disastri.
Nel corso della tua carriera, da chi hai sentito arrivare le critiche e ce n’è una ricorrente?
Sai, quando sei una ragazza in mezzo a tutti uomini, appena fai un errore se ne accorgono tutti, però dall’altra parte se fai un bel risultato lo sanno anche dall’altra parte del mondo.
I piloti non criticano molto, mi rispettano perché li ho battuti o perché sanno quanto è difficile stare lì in generale, quindi le critiche le ho sempre sentite dal mondo esterno, da quelli incompetenti seduti sul divano che giudicano e non sanno, ma mai da quelli del settore.
Questi commenti fanno anche ridere perché le persone che criticano non sono neanche mai venute un giorno in pista a vedere come funzionano le cose, quindi non mi toccano.
Una critica ricorrente, di cui però mi vanto, è che non faccio passare nessuno; anche se il mio mezzo va un po’ più piano, anche se ho un problema, la posizione te la devi guadagnare.
Hai parlato del fatto di essere donna in questo ambito; con quante donne hai gareggiato in questi anni e perché secondo te il tuo è un settore così scarno di figure femminili?
Al momento in attività in Italia siamo tre e non ci incontriamo quasi mai perché facciamo tutte categorie diverse quindi mi è capitato pochissime volte di correre con altre ragazze.
Secondo me c’è proprio un problema alla base: è difficile trovare una donna appassionata di motori o dei genitori che diano retta a una ragazzina che dice che le interessano le macchine.
Anche nel mio caso avevano iniziato con mio fratello.
Mi piacerebbe che qualcun’altra cominciasse anche perché con il mio lavoro ho notato che spesso siamo più portate noi.
Una volta entrate in questo mondo, però, bisogna fare una separazione perché le formule e il kart sono molto fisici, quindi esiste un divario tra gli uomini e le donne e non è nemmeno giusto correre insieme.
Nella mia categoria, ad esempio, non c’è differenza e lo dimostra il fatto che ho vinto 2 campionati davanti a più di 30 uomini, quindi posso andare forte quanto un uomo super allenato.
Guardando al passato, quali sono stati i risultati di cui vai più fiera?
Sono vari: sicuramente la vittoria del Coppa Italia, credo di essere stata la prima e unica donna aver vinto un campionato italiano a ruote coperte e quindi quella è stata una soddisfazione.
La prima donna a prendere punti nel mondiale TCR
Poi sono stata la prima donna a prendere punti nel mondiale TCR perché io ho fatto una prova a Imola, e poi anche quando mi hanno dato il casco d’oro, un po’ l’oscar dei piloti, quello è stato bellissimo infatti ce l’ho in salotto ben esposto nonostante l’anno in cui me l’hanno dato non è stato uno dei miei anni migliori.
Ti senti affermata nel tuo ambito? Quali sono i tuoi futuri obiettivi sportivi e lavorativi?
Io penso di dover fare ancora tante cose, non mi sento del tutto affermata anche se poi nel nostro mondo il mio nome lo conoscono tutti visto che sono tra le poche ragazze.
Essendo uno dei pochi sport in cui il professionismo lo si raggiunge verso i 40 anni, io mi sento giovane abbastanza per fare ancora tante altre cose.
Adesso sto correndo nel campionato italiano, ho fatto delle prove dell’europeo e del mondiale; io punto a fare il massimo che c’è nella mia categoria quindi magari un giorno ad arrivare a fare il mondiale.
Lavorativamente parlando sono già nel top perché non c’è una scuola migliore di Ferrari, mentre a livello sportivo magari tra 4 o 5 anni mi vedo a fare un campionato europeo con il nostro team, nel frattempo i bimbi saranno più grandi e quindi sarà più semplice.
Mi vedo proiettata lì.