Ritorniamo al museo etrusco di Villa Giulia per avere più informazioni sulle tombe a tumulo veienti.
Il tumulo del Monticchio Olgiata
Quando sul nostro territorio ci capita di vedere il tumulo del Monticchio Olgiata contornato dalla sua pittoresca corona di pini ci chiediamo tante volte che cosa sia, quali erano le famiglie sepolte lì, come era fatta questa tomba, quali erano i corredi funebri dei defunti.
Camminando nei viottoli che costeggiano il tumulo si ritrovano piccoli resti di probabili orci, vasi antichi, anfore, terrecotte e cassoni che sembrano raccontarci la vita di questi misteriosi personaggi.
Alcuni uomini erano aristocratici altri invece erano schiavi o contadini che lavoravano la terra. Immaginiamo di ritrovarci in quell’epoca dove si praticavano dei riti di cui si è persa la memoria.
Sembra di rivedere materializzarsi davanti ai nostri occhi gesti antichi che si tramandano di generazione in generazione, legati alla vendemmia, l’aratura dei campi, danze antiche.
I tumuli veienti, in tutto nove
Riprendo all’interno della struttura museale una didascalia che ci spiega come sono caratterizzate: “Espressione massima delle élites aristocratiche etrusche” che fondavano la loro ricchezza e il loro prestigio soprattutto sul possesso della terra sono, nella fase orientalizzante, le tombe a tumulo, caratterizzate esternamente da calotte di grandi dimensioni delimitate lungo il perimetro da filari di blocchi sovrapposti, ove erano racchiusi all’interno sepolcri a più ambienti scavati nella roccia.
Non numerosi rispetto ad altri centri d’Etruria, i tumuli veienti, in tutto nove, fanno la loro comparsa non prima della metà del VII secolo a.C. e sono collocati nelle immediate vicinanze di vie di comunicazione primaria, in luoghi eminenti e in posizione ben visibile da lontano, con il fine evidente di sottolineare il prestigio dei loro possessori.
Alcuni di essi sono situati a meno di un chilometro dalla città antica, nei pressi di aree di sepoltura coeve o in uso da epoca precedente, ad indicare forse un fenomeno di antichità e di continuità nel possesso di certe terre da parte di alcune famiglie gentilizie, come è il caso del tumulo di Vaccareccia; altri invece, come il tumulo di Monte Aguzzo o quello di Monte Oliviero, si trovano a 4 o 5 chilometri dal pianoro abitato, ad indicare con la loro presenza il controllo di alcuni settori del territorio da parte di altri gruppi aristocratici che forse avevano stabilito la loro residenza proprio in quelle zone.
Piermarco Parracciani