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8 Febbraio 2025
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Il MAP di Campagnano di Roma: un tesoro archeologico per i Pellegrini … e non solo

Intervista all’archeologo Michele Damiani, Responsabile delle Attività Culturali del Comune di Campagnano di Roma

Dottor Damiani, può raccontarci la storia del Museo Archeologico del Pellegrino? Come è nato?

Il Museo Archeologico del Pellegrino (per gli amici MAP) nasce dall’evoluzione del Muso Civico Archeologico di Campagnano di Roma, fondato nel 1989 per conservare principalmente i reperti provenienti dagli scavi della mansio ad vacanas, rinvenuta durante lavori ANAS nella valle di Baccano alla fine degli anni ’70.

Il “vecchio” Museo, non più rispondente alle esigenze di valorizzazione del patrimonio archeologico locale, è stato trasferito in nuovi locali e con nuovi immersivi allestimenti tra il 2016 e il 2022, acquisendo anche un nuovo nome che sottolinea la vocazione antica e recente al viaggio e all’accoglienza da parte di Campagnano.

Quali sono le principali collezioni e reperti che il museo ospita?

La parte del leone la fanno i reperti della Mansio di Baccano, stazione di posta al XXI miglio romano della Via Cassia, un piccolo ma dinamico insediamento di epoca imperiale cresciuto intorno alle strutture di una delle più note stazioni di sosta dei viaggiatori romani.

Uno spaccato interessante su un passato più lontano lo forniscono i reperti della sepoltura di un guerriero/sacerdote etrusco vissuto in epoca romulea (VIII secolo a.C.) e una coppia di sepolture di pieno VI secolo, l’epoca della maggior potenza del popolo etrusco, rinvenute a Vallelunga.

Non mancano alcuni frammentari reperti medievali e moderni dal Borgo di Campagnano, che invitano alla visita del paese dopo aver appreso la storia più antica del territorio presso il MAP.

Qual è la missione principale del MAP e quali gli obiettivi a lungo termine che il museo spera di raggiungere?

Il MAP è un museo civico e per definizione si deve occupare di conservare e divulgare la storia del suo territorio comunale, o appena limitrofa.

Ma essendo rinato sotto la spinta propulsiva del viaggio e del pellegrinaggio (Campagnano è tappa storica della Via Francigena) potenzialmente sentiamo la responsabilità di raccontare tutto il cammino di fede, da Canterbury, Santiago, o dall’Islanda fino a Roma e Gerusalemme.

Per questo tra i nostri obiettivi, oltre a quello di sensibilizzare gli abitanti locali al tema dell’accoglienza, da sempre nel DNA del territorio, c’è quello di diventare una sosta imprescindibile per chi percorre il moderno pellegrinaggio francigeno.

Quali sono le esposizioni permanenti e temporanee attualmente in corso?

L’esposizione permanente del Museo è quella sopra citata, ma stiamo lavorando, grazie a un importante contributo regionale, alla mostra “Campagnano. Il cammino del Sacro” che vedrà la luce ad inizio autunno e che porterà al MAP una serie di eccezionali reperti e arredi sacri oggi custoditi nel locale museo parrocchiale, difficilmente accessibili al grande pubblico.

Qual è il reperto o la collezione più importante o più apprezzata dai visitatori?

Certamente la mole e la qualità dei reperti della mansio di Baccano occupano un notevole spazio nell’esposizione, e il grande mosaico con pesci e delfini, dalle terme della stazione di posta, impressiona molto i visitatori.

Ci sono però degli elementi che affascinano perché hanno la capacità di portarci indietro a tempi antichissimi come gli strumenti del guerriero etrusco della Tomba del Quarticciolo, o che creano una connessione tra il viaggio antico e quello moderno, come il bronzetto di Giove, a cui un viaggiatore antico si affidava per avere protezione lungo il percorso.

Il Museo Archeologico del Pellegrino organizza attività educative o eventi speciali per il pubblico?

Fin dalla sua inaugurazione nel maggio del 2022 il MAP ha impostato un contatto stabile con le scolaresche locali e di territori limitrofi con progetti di archeologia sperimentale e dinamica, e poi conferenze, aperitivi serali con tematiche legate a cibo e bevande nell’antichità e manifestazioni ludiche.

Vogliamo essere un punto di riferimento culturale e aggregativo per la Comunità.

In che modo coinvolgete la comunità locale nelle sue attività?

Io penso che ogni Campagnanese, ma anche cittadini dei comuni limitrofi, dovrebbe essere orgoglioso di avere un luogo che racconti la propria storia più antica.

Non sempre tutti sono in grado, per mancanza di tempo o per motivazioni personali, di partecipare alle iniziative proposte. Interviene dunque una personale vocazione alla divulgazione, che agevolata dalla velocità di scambio di informazioni sui social network, permette, a chi ne avesse voglia o curiosità, di avere sempre un filo diretto con l’istituzione museale.

Video, commenti, brevi racconti o descrizione di singoli reperti permettono al museo fisico di entrare nelle case attraverso canali virtuali, animando la discussione culturale locale con nuove scoperte e riflessioni sul proprio passato.

Avete collaborazioni con altre istituzioni culturali o università?

Campagnano è da anni inserito nel Sistema Museale MANEAT insieme a Formello, Mazzano, Trevignano e Sutri, ma fino all’inaugurazione del MAP era poco coinvolto e propositivo. Oggi abbiamo la Vice Segreteria del Sistema e stiamo lavorando a due progetti congiunti, uno editoriale e uno che coinvolge la rete sentieristica del territorio.

Abbiamo ottimi rapporti con La Soprintendenza e con la Regione Lazio, che finanzia parte delle nostre attività più accattivanti e fin da subito ho voluto entrare in contatto anche con l’Università della Tuscia.

Abbiamo attivato diversi tirocini e uno di questi è finalizzato a ricercare nei vari musei di Roma e del Lazio materiali archeologici provenienti da Campagnano, per avere le carte già pronte in caso di bandi specifici per organizzare mostre o richiedere di poter esporre al MAP frammenti importanti della storia del territorio, eventualmente anche con copie o strumenti multimediali.

In che modo il MAP utilizza la tecnologia per migliorare l’esperienza dei visitatori, come ad esempio per creare visite virtuali?

Per ora il MAP non ha molti strumenti avanzati, e l’uso dei social è la tecnologia a largo impatto e basso costo che possiamo utilizzare efficacemente.

Ma abbiamo studiato alcune soluzioni che cercheremo di portare sul posto per implementare anche questo aspetto. Da archeologo sono abituato a scavare, anche nel vasto panorama dei finanziamenti pubblici.

Prendete parte a progetti di ricerca archeologica? Se sì, può darci qualche esempio?

Siamo sempre in prima linea sui temi della ricerca: nel 2022 il MAP ha partecipato a un convegno internazionale organizzato dalla Soprintendenza sul tema delle Vie Cave etrusche, suscitando notevole interesse su un argomento poco trattato qui precedentemente ma di grande profondità, monumentale e storica.

Nel 2023 abbiamo prodotto il catalogo scientifico del Museo, con molte novità anche sul Centro Storico e sul Territorio di Campagnano, e stiamo collaborando alla realizzazione della locale Carta Archeologica, uno strumento fondamentale per la conoscenza e la tutela del patrimonio storico e archeologico locale.

Qual è l’impatto del museo sul turismo locale?

Sensibile, ma ancora da migliorare. Certo per i pellegrini della via Francigena è un bel richiamo e una piacevole sorpresa, ma loro fanno già tappa a Campagnano, e il Museo non ne aumenta il flusso.

Ancora dobbiamo entrare nei circuiti turistici, ma confidiamo che, fornendo informazioni sulla storia del territorio, gli esercenti locali possano utilizzare anche questa leva per potenziare la propria offerta.

Proprio pochi giorni fa un’equipe di archeologi canadesi, impiegati in una campagna di scavo a Cerveteri, ha captato il MAP sui social: ci hanno contattati e sono venuti in 40 con un pullman a visitare le nostre collezioni, gironzolando poi per il paese. Stiamo lavorando perché possa accadere ogni giorno.

Parliamo un po’ di lei adesso, qual è stato il suo percorso professionale che la ha portato a dirigere gli aspetti culturali di Biblioteca e Museo a Campagnano di Roma?

Ho iniziato con due tesi di laurea sul territorio, una proprio sulla Valle di Baccano, discussa esattamente 20 anni fa.

È un’emozione quotidiana custodire e valorizzare reperti che fanno parte così profondamente della mia vita professionale! Poi ho scavato molto, soprattutto per indagini di archeologia preventiva in tutto il territorio di Veio, collaborando anche con molte istituzioni locali, spesso anche con il Comune di Campagnano.

Contemporaneamente ho perfezionato la mia passione per musei e aree archeologiche con un Master alla Sapienza e con 15 anni di collaborazione con il Museo di Formello.

Poi convegni e una ventina di pubblicazioni scientifiche, senza dimenticare la divulgazione: è un grande piacere per me raccontare con linguaggio accessibile a un pubblico più vasto quelle storie che gli appartengono e che spesso conoscono solo di sfuggita.

Qual è il suo reperto preferito nel MAP e perché?

Nella sala 2 è esposta una semplicissima brocca di ceramica, rotta e incompleta, che custodisce una storia bellissima di viaggio. Non so se sia il mio reperto preferito, ma è quello su cui mi sto concentrando in questo periodo.

Presenta tre incisioni, fatte quando la brocca era già in uso: un tridente, una ruota e una palma. Sono abbastanza convinto che la brocca contenesse un premio, in miele, vino o altro, vinto da un reziario, un gladiatore che nel corso del III secolo combatteva con il tridente e la rete.

Forse lui stesso fece le incisioni per celebrare una sua vittoria fortunata, e poi la brocca deve aver viaggiato con lui chi sa per quanto tempo finché un giorno, giunto a Baccano con una carovana di artisti e combattenti da o per Roma, l’atleta la vide rompersi, abbandonandola con sicuro rammarico.

È in uscita il film ‘il Gladiatore II’ e per l’occasione ne farò un video racconto sul mio canale YouTube.

Quali sono i progetti futuri o le prossime mostre in programma?

Come già accennato stiamo lavorando per l’allestimento, all’inizio dell’autunno, della mostra “Campagnano. Il cammino del Sacro”, che sarà visitabile per tutto il 2025 durante il prossimo grande Giubileo.

I materiali selezionati nel museo parrocchiale di Campagnano sono bellissimi e preziosi, e prolungano la narrazione del museo oltre il medioevo, il Rinascimento e l’età moderna.

Abbiamo già fatto una campagna fotografica e stiamo realizzando il catalogo con foto bellissime e testi accessibili al grande pubblico.

Poi ho già puntato alcuni reperti di provenienza locale rinvenuti prima che nascesse il “vecchio” museo, e quindi ospitati in altri musei come i Musei Vaticani, il Museo Nazionale Romano o quello dell’Agro Falisco a Civita Castellana: se non riuscissi a ottenerli starei studiando il supporto multimediale più adeguato a poterli proporre almeno virtualmente al MAP.

Come vede il Museo Archeologico del Pellegrino tra dieci anni?

Bisognerebbe chiedersi come evolverà Campagnano nei prossimi 10 anni: il Museo Archeologico del Pellegrino parteciperà attivamente al suo sviluppo e ne seguirà gli esiti. Nel 2034 vedremo i ragazzi che hanno partecipato ai primi laboratori didattici diventare giovani uomini e giovani donne, e potremo valutare le loro scelte, soprattutto se saranno influenzate da una più profonda consapevolezza rispetto al proprio territorio.

Il sito della Mansio sarà stato ristrutturato dalla Soprintendenza (già al lavoro sulla fase progettuale) e vedremo quanto i due luoghi saranno in grado di dialogare.

Magari ci saranno più accorgimenti multimediali e reperti esposti, e usciranno anche nuove tecnologie da utilizzare, ma soprattutto io guardo a una data. Nel 2033 si celebreranno i due millenni dalla Crocefissione e Resurrezione di Cristo, e sono convinto che la Santa Sede indirà un nuovo Giubileo.

Stiamo lavorando perché in quell’occasione il MAP possa essere già diventato una tappa tradizionale sui cammini di Fede e lungo le reti sentieristiche dei parchi che letteralmente circondano Campagnano.

Siamo anche noi in cammino, e facciamo un passo alla volta.

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