Barboni, vagabondi, clochard, senzatetto: sono tanti i modi per indicare le “persone senza dimora”, proprio a sottolineare che si tratta di una definizione che fa riferimento a tipologie diversificate di fragilità, esclusione e svantaggio.
Un censimento dei senzatetto a Roma
Nel 2022 l’Istat ha censito oltre 96.000 persone senza fissa dimora in Italia, di cui oltre 23 mila solo nell’Area metropolitana di Roma.
“Occorre prendere coscienza che vivere in strada, contrariamente a quanto molti pensano, non è mai una scelta” – ha dichiarato in una recente intervista Giustino Trincia, direttore della Caritas diocesana Roma – “perché vivere in strada è estremamente pericoloso”.
Nella maggior parte dei casi, le cause sono riconducibili a situazioni di povertà, legate a condizioni di nascita o provenienza; in alcuni casi l’indigenza è un effetto di eventi straordinari, traumatici, di emarginazione, come contrasti familiari, la perdita di lavoro, una malattia, un lutto.
Lo Studio negli Stati Uniti
Uno studio molto ampio, condotto nel 2015 negli Stati Uniti, ha evidenziato che il 25% dei senzatetto intercettati presentava seri sintomi di malattia mentale allo stato attuale e, in taluni casi, il vagabondaggio era la conseguenza di una malattia mentale non adeguatamente trattata (principalmente disturbo bipolare e schizofrenia).
Notte della solidarietà, censire la popolazione senza dimora
Ma quali sono le reali dimensioni del fenomeno nella città di Roma allo stato attuale e quali le cause più frequenti?
Per il secondo anno, il 20 aprile, l’Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale, in collaborazione l’Istituto Nazionale di Statistica, ha promosso l’iniziativa della “Notte della solidarietà” per censire la popolazione senza dimora sul territorio comunale di Roma a cura di volontari che hanno scelto di aderire registrandosi attraverso il portale dedicato, per un totale di 1962 iscritti, di cui circa 800 studenti universitari.
Individuare e conteggiare tutte le persone che vivono per strada
Tutti coloro che hanno risposto all’appello sono stati organizzati in squadre, suddivisi in 20 cluster e 338 aree e, per tutta la sera di sabato 20 aprile, hanno collaborato alla rilevazione con l’obiettivo di individuare e conteggiare tutte le persone che vivono per strada, in sistemazioni di fortuna o nei dormitori e nelle strutture di accoglienza.
Uno studio per approfondire i fattori che possono portare all’esclusione sociale
Si tratta di un progetto pilota che prevede il conteggio della popolazione oggetto d’indagine ed, in seguito, uno studio per approfondire i fattori che possono portare all’esclusione sociale.
Offrire una residenza, e garantire accesso al servizio pubblico sanitario per la salute, compresa quella mentale
Ad oggi, il conteggio sembra finalizzato ad avere “un numero certo per sederci al tavolo dei negoziati con il Governo centrale per dire in maniera chiara di quanti soldi abbiamo bisogno per offrire un alloggio dignitoso a tutte queste persone”, come dichiarato da Giovanni Impagliazzo, responsabile tecnico dell’assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale, perchè offrire una residenza significa anche favorire la cosiddetta “inclusione sanitaria”, ossia l’accesso al servizio pubblico sanitario per la salute, compresa quella mentale.
Assistenza socio-sanitaria
A tal riguardo, va segnalata anche una ulteriore iniziativa, ossia l’avvio di una procedura operativa per la gestione degli interventi a favore delle persone senza dimora o con fragilità mentale e psicopatologica, presenti nel territorio del Municipio Roma I siglata da ASL Roma 1, Roma Capitale – Assessorato e Dipartimento alle Politiche Sociali e alla Salute, Municipio Roma I Centro e Polizia di Roma Capitale (1 Gruppo municipale Centro Storico – 1 Gruppo municipale Prati).
Interventi a favore delle persone senza dimora o con fragilità mentale e psicopatologica
La procedura, gestita da un’equipe multidisciplinare che coinvolgerà i diversi servizi di riferimento, prevedrà interventi di assistenza socio-sanitaria destinati a persone adulte singole italiane, straniere, apolidi, residenti e non residenti nel Comune di Roma in condizioni di estrema marginalità sociale che presentino anche problematiche psicopatologiche, per le quali attivare un intervento integrato di tipo socio sanitario che promuova l’inclusione della persona e ne riduca i danni.
Serve governance e lavori di rete tra istituzioni, servizi sociali, sanitari, sicurezza e mondo del volontariato
Pur con il plauso per queste importanti iniziative, ci auguriamo che esse siano solo il preludio – in verità piuttosto tardivo – per la definizione di un sistema, strutturale e strutturato, per la presa in carico e il trattamento delle situazioni di fragilità mentale in condizioni di emarginazione estrema e assenza di dimora, che preveda una governance e un lavoro in rete di istituzioni nazionali e locali, servizi sociali, sanitari e della sicurezza e la collaborazione – a supporto, ma non in sostituzione – del variegato mondo del volontariato.