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8 Febbraio 2025
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Personale sanitario sotto assedio: la difficoltà quotidiana

Intervista al Segretario Nazionale UGL Salute Gianluca Giuliano

Personale sanitario sotto attacco dai parenti dei pazienti

Segretario Giuliano qual è la frequenza degli episodi di violenza o aggressione al personale sanitario da parte dei parenti dei pazienti negli ospedali di Roma Nord?

Le strutture di questo quadrante della Capitale vivono una realtà simile a quelle di tutta Italia: essere in stato d’assedio. Gli atti di violenza, fisica e verbale, sono quotidiani. Pochi giorni fa al Sant’Andrea  un  paziente del reparto di psichiatria ha aggredito un infermiere.  Anche il Gemelli e il San Filippo Neri sono stati teatro di episodi violenti.

Quali sono i reparti o le situazioni in cui si verificano più frequentemente questi episodi di violenza?

Psichiatria, dove, per la natura delle problematiche dei pazienti, il rischio è alto. In prima linea ci sono i Pronto Soccorso. Tempi di attesa, ingolfamento dei triage e presenza di parenti espongono il personale a pericoli enormi.

Che tipo di lesioni o danni subisce maggiormente il personale sanitario in queste circostanze?

Anche omicidi. È accaduto nell’hinterland milanese ed a Pisa dove una psichiatra, la dottoressa Capovani, fu uccisa nel 2023 da un paziente che la colpì con una spranga. Questo è un caso limite. Ma aggressioni con calci e pugni, oggetti scagliati guidano questa triste casistica.

Quali sono le principali cause che portano i pazienti, o i loro parenti, a comportarsi in modo aggressivo o violento?

I pronto soccorso sono lo specchio di una sanità sull’orlo dell’implosione. I pazienti spesso vivono lunghe giornate nelle astanterie in stato di abbandono. Sono polveriere pronte ad esplodere. La colpa non è del generoso, ma numericamente insufficiente, personale in servizio.

Come viene gestita la sicurezza del personale sanitario per prevenire e affrontare queste situazioni di violenza?

La sicurezza è una storica battaglia della UGL.  In troppi ospedali non vengono applicate regole basilari per evitare situazioni di rischio. La separazione dell’area di assistenza, attraverso percorsi obbligati e luoghi isolati dall’esterno, da quella di attesa dei parenti è fondamentale.

Esistono protocolli specifici per la gestione di situazioni di conflitto con i parenti dei pazienti? Se sì, possono essere migliorati?

Sono ancora pochi. Crediamo che nella formazione degli operatori vada dedicato spazio a questo.

In che misura il personale sanitario è formato per affrontare e disinnescare situazioni potenzialmente violente?

Esistono delle regole base, ma la realtà è molto differente. Bisogna adeguarsi ai tempi e ai maggiori rischi che i professionisti corrono.

Quali misure di supporto vengono offerte al personale sanitario che subisce aggressioni o minacce?

Un intervento piscologico è essenziale ma sono pochi i centri dove sia prevista la presenza costante di una figura formata che segua il personale dopo un’aggressione. L’essere abbandonati a sé stessi è più di una impressione.

Quali sono le principali richieste del personale sanitario e dell’UGL Salute alle istituzioni per migliorare la sicurezza contro le aggressioni dei parenti dei pazienti?

C’è bisogno di comunicare all’esterno il ruolo sociale degli operatori. Sono coloro che curano la gente e la gente si deve curare di loro. Chiediamo che questo messaggio passi a livello nazionale sui media e tra i giovani.

C’è una collaborazione attiva tra il personale sanitario e le forze dell’ordine per gestire situazioni di violenza negli ospedali?

C’è ancora molto da lavorare.

Come vengono documentati e segnalati gli episodi di violenza? Esiste un sistema per il monitoraggio e l’analisi di questi incidenti?

Molti passano per le comunicazioni sui social per dare risalto a episodi di violenza. La UGL è presente a un tavolo istituzionale con il Ministero della salute che si occupa di questo.

Quali passi concreti possono essere intrapresi nel breve e nel lungo termine per ridurre i rischi di lesioni causate dai parenti dei pazienti?

Lavorare per vivere è uno slogan storico della UGL. È la richiesta principale degli operatori. Perché pensare di portare assistenza e cure in un luogo dove la propria incolumità viene costantemente messa in pericolo non può essere bagaglio di un paese civile. Noi combattiamo per la reintroduzione in ogni ospedale dei posti di pubblica sicurezza aperti 24 ore su 24. In loro assenza bisognerebbe rendere obbligatoria la presenza di vigilanza privata nelle aree a rischio. Vanno installati pulsanti antiviolenza collegati alle centrali operative. E siamo stati i primi a richiedere che vengano istituiti corsi base di autodifesa personale dedicati ai professionisti.

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