Proviamo a riflettere sul perché il tempo atmosferico è un argomento così frequente di lamentele.
Si parla del tempo per sfuggire ad interazioni sociali complesse e cariche di tensioni
Si è vero, fa caldo, fa tanto caldo. Ma se ci pensiamo bene in altri momenti fa freddo, tanto freddo, o piove, piove tanto, o non piove, non piove da tanto.
La lamentela riguardo il tempo è una costante nelle nostre vite, amplificata anche da servizi televisivi con interviste banali e ripetitive, che di notizia non hanno nulla se non il fatto che evidenziano lo sport nazionale della lamentela.
Succede quando arriva una pioggia torrenziale, o un caldo insopportabile, come quello che ha portato la protezione civile a Roma nei giorni scorsi a diramare una allerta 3 con le relative indicazioni su come proteggersi, ma anche quando il freddo è pungente.
Perché il tempo atmosferico è un argomento così frequente di lamentele
Le persone sembrano sempre avere qualcosa da dire. Ma proviamo a riflettere sul perché il tempo atmosferico è un argomento così frequente di lamentele, da cui non è esentato nessuno.
Partirei dal fatto che essendo un argomento sicuro e universalmente riconosciuto, spesso vi si rifugia per evitare di dover affrontare interazioni sociali complesse e cariche di tensioni.
Parlare del tempo ci regala sempre una dignitosa exit strategy, facile e non controversa. A prescindere dal nostro status sociale, dalla nostra cultura, dal nostro modo di essere o da dove veniamo, non c’è persona che non ha una propria opinione sul tempo atmosferico.
Ed ecco che la lamentela sul tempo diventa un porto sicuro dove rifugiarsi in caso di conversazioni “burrascose” o anche soltanto “mosse”, mi piace la similitudine con l’andare per mare, un luogo sicuro dove ci si può confrontare con “mare calma piatta” ed esprimersi senza rischiare conflitti.
Uno strumento per entrare in contatto con l’altro
Ma la lamentela sul tempo può anche essere strumento per entrare in contatto con l’altro, per trovare un primo punto di sintonia.
Due persone che si lamentano dello stesso problema meteorologico, stabiliscono tra loro un senso di solidarietà e comprensione reciproca che leva spesso dall’imbarazzo del non sapere che dire, non avendo interessi comuni, tipico di ambienti dove l’interagire sociale è superficiale o fugace, come ad esempio in ufficio o sui mezzi pubblici.
A chi non è mai capitato di utilizzare il tema tempo atmosferico per trovare un punto di contatto da cui costruire relazioni, anche se temporanee?
E c’è anche chi dietro la lamentela continua sul tempo, in ogni stagione, nasconde altri malesseri più profondi che si traducono in una insoddisfazione continua per ogni espressione della vita.
Dicevo in apertura come i media abbiano un ruolo importante nel fomentare le nostre ansie e il nostro malessere verso il tempo, pensate solo come le previsioni meteorologiche televisive siano diventate parte importante dei telegiornali e soprattutto come non di rado vengano presentate in modo drammatico se non addirittura catastrofico.
L’enfasi mediatica sul tempo
Questa enfasi mediatica sul tempo contribuisce a mantenere vivo l’interesse e le discussioni sull’argomento, continua ad alimentare il fuoco delle nostre conversazioni frivole e insignificanti.
Se condividiamo l’idea che la lamentela continua sul tempo è un riempitivo di conversazioni, ed è uno strumento basic di connessione sociale, un interessante esercizio che ognuno di noi può fare è ragionare su quante volte nelle nostre relazioni interpersonali vi ci rifugiamo, e così facendo potremo magari capire chi siamo e quanto realmente stiamo cercando di comunicare e di avvicinarci agli altri.