Sacro GRA è un film che racconta la vita della periferia e della strada.
La macchina da presa trasporta lo spettatore lungo il Grande Raccordo Anulare in un pellegrinaggio fatto di povertà, dolore, amore e speranza.
L’autostrada è la giungla d’asfalto che bisogna affrontare ogni giorno.
In mezzo al fitto caos delle automobili si sente ogni tanto il suono delle ambulanze che trasportano persone ferite o in fin di vita reduci da incidenti stradali.
I barellieri lavorano e si sacrificano tra i feriti.
Un lavoro duro e snervante che riescono a sostenere con forza e coraggio.
L’operatore del 118 incoraggia la persona ferita che porta in ospedale dandogli speranza.
È dura vivere in questa savana d’asfalto che a volte uccide e a volte risparmia vite umane.
Noi comuni mortali vediamo come pirandelliani spettatori di noi stessi e della vita il lento scorrere delle macchine che scandiscono il tempo del mondo della strada.
Dalla sofferenza che c’è sul nostro cammino traiamo esperienza e fede.
È nel sacrificio e nella lotta che si raggiunge la felicità.
Ognuno di noi dovrebbe imparare dai personaggi più umili.
Ogni giorno è un costante ripartire da zero che dobbiamo riempire con la fede.
Il film Sacro GRA rappresenta una serie di personaggi vinti che ci portano ad amare e a valorizzare la nostra vita.
Costruire una società più equa e solidale
Bisogna imparare ad uscire fuori dalla società iperconsumistica per costruire una società più equa e solidale.
L’isolamento e la disoccupazione non ci devono scoraggiare ma devono essere una spinta verso un cambiamento innovativo attraverso la forza della cultura.
Il pellegrinaggio nella periferia è un andare verso l’altro, valorizzarlo e svilupparne le potenzialità. Non bisogna mai arrendersi.
Il personaggio del botanico che lotta con ogni rudimentale mezzo per debellare le larve che infestano le palme ci insegna a non mollare mai a perseverare per raggiungere ogni nostro obiettivo.
Rosi ama i suoi personaggi e li fa parlare davanti alla macchina da presa in tutta la loro verità, in tutto il loro dolore.
Il regista riesce a toccare il cuore dello spettatore attraverso la forza delle immagini.
Insegna ai giovani che anche il degrado, l’isolamento, l’indifferenza si possono combattere trasformando il territorio valorizzandolo creando un ambiente più unito e umano.
Piermarco Parracciani