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8 Febbraio 2025
Atti vandalici e problemi comportamentali degli adolescenti
Dal TerritorioPsicologiaSocietà

Il primo passo è contrastare il disimpegno morale

La psicologia a servizio del cittadino

Atti vandalici e comportamenti che mettono a rischio l’incolumità personale: sono queste le condotte di gruppi di adolescenti perpetrate ai danni di abitazioni in stato di abbandono nel Parco Urbano di Volusia.

E’ per noi uno stimolo ad affrontare ancora una volta temi urgenti e complessi, come quello delle condotte devianti in età adolescenziale. Innanzi tutto, parliamo di adolescenza, una delle fasi più articolate nello sviluppo della persona, in cui avvengono importanti cambiamenti fisici, psicologici e relazionali ed in cui, sovente, si palesano stati di confusione, ambivalenze affettive, ansie e conflitti.

È anche la fase che spesso fa emergere il fallimento – o comunque l’inadeguatezza – delle agenzie formative: dalla famiglia, in cui spesso prevale un modello eccessivamente permissivo, senza divieti, limiti o regole, alla scuola, non sempre capace di rappresentare un vero e proprio modello.

È la fase in cui il gruppo dei pari gioca un ruolo fondamentale e che, se “funzionale”, può rappresentare un vero e proprio laboratorio sociale per la costruzione della propria identità, ma che, se “disfunzionale”, può trasformarsi in un branco con cui, sotto la guida di un leader negativo, dare vita ad azioni violente e distruttive.

Qual è l’aspetto centrale sul quale intervenire?

Un elemento fortemente in gioco è quello che noi psicologi chiamiamo “disimpegno morale”, stando ad indicare quei dispositivi mentali, socialmente appresi e costruiti, che liberano l’individuo dai sentimenti di autocondanna nel momento in cui viene meno il rispetto delle norme e che mettono al riparo da sentimenti di svalutazione, senso di colpa e vergogna (Bandura, 1986).

Numerosi i meccanismi in gioco e in interazione tra loro: giustificazione morale (ossia appello a fini superiori che giustificano l’azione); etichettamento eufemistico (per ridimensionare la dolorosità delle conseguenze); confronto vantaggioso (ossia confronto tra la propria azione e condotte moralmente peggiori) a cui si aggiungono eventuali meccanismi di distorsione come il dislocamento o la diffusione della responsabilità (in cui la responsabilità dell’azione è attribuita ad un terzo esterno o a tutti e, quindi, a nessuno) e la distorsione delle conseguenze (ossia ignorare o minimizzare le conseguenze e gli effetti delle proprie azioni).

Come intervenire?

È necessario affiancare i ragazzi nel loro processo di crescita, fornendo spazi di ascolto, ma anche lavorare sui loro modelli di identificazione e di autoregolazione, fornendo sostegno alle famiglie ed insegnanti. Non dimentichiamo, infatti, che i ragazzi apprendono massivamente – mediante processi d’imitazione e d’identificazione – dagli schemi comportamentali impliciti degli adulti più prossimi, dalle loro caratteristiche personali, dagli atteggiamenti e dai valori.

Il nostro appello ai decisori politici è sempre lo stesso: investire sulla salute mentale pubblica e la prevenzione soprattutto a livello locale, creare spazi di ascolto, aggregazione, cultura, luoghi in cui sconfiggere la noia, sperimentare abilità, sviluppare capacità.

Con la convinzione che contrastare il disimpegno morale di tutti noi adulti rispetto a questi temi potrebbe rappresentare già un primo caposaldo per i nostri ragazzi.

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