Incontriamo una figura di spessore nel panorama televisivo e culturale italiano: Daniela Pulci, autrice del libro Non dimenticare… Marina.
La sua carriera è iniziata nel mondo del doppiaggio, dove ha lavorato come traduttrice dialoghista per film e serie TV di successo internazionale, dimostrando fin da subito una grande sensibilità nel raccontare storie attraverso le parole. Il suo percorso professionale l’ha poi portata in Rai, dove si è distinta come giornalista, inviata e autrice televisiva per programmi di grande rilievo come Porta a Porta, Domenica In, La Vita in Diretta e Uno Mattina.
Con il suo impegno e la sua passione, ha realizzato inchieste su temi di cronaca e attualità, affrontando argomenti scottanti con uno sguardo attento e analitico.
Daniela Pulci è anche una grande viaggiatrice, una passione che l’ha spinta a esplorare i territori più remoti e a immergersi nelle culture di ogni angolo del pianeta.
Questa esperienza si riflette nei suoi numerosi articoli e reportage, che raccontano non solo luoghi, ma anche emozioni, incontri e connessioni umane profonde.
Il nuovo libro: Non dimenticare… Marina
Oggi siamo qui per parlare del suo nuovo libro, Non dimenticare… Marina, un’opera che si preannuncia intensa e ricca di spunti di riflessione.
L’autrice racconta la storia di Marina, una bambina nata negli anni ’50 in una famiglia agiata, figlia di un celebre compositore.
Dotata di un talento artistico straordinario, cresce ammirando il padre come un eroe, ma la vita la mette presto alla prova.
Un grave incidente durante l’infanzia segna il suo destino, ma le fa anche incontrare l’uomo che diventerà il grande amore della sua vita.
Tra il fascino del mondo artistico, le difficoltà legate alla maternità e una profonda depressione post-partum, Marina si confronta con un passato doloroso e affronta un percorso di rinascita.
È una storia intensa e commovente, che esplora temi come la resilienza, il legame familiare e la ricerca del senso della propria esistenza, attraverso un viaggio interiore tortuoso ma ricco di speranza.
Attraverso questa intervista, scopriremo il cuore e l’anima di un racconto che promette di toccare corde profonde, rivelando aspetti inediti di un’autrice che ha fatto della narrazione la sua missione di vita.
Prepariamoci a un dialogo emozionante e a scoprire il mondo di Marina, attraverso le parole di chi l’ha raccontata con amore e passione.
La figura del padre è centrale nella storia di Marina, così come sembra esserlo stata nella tua vita. Quanto della tua esperienza personale, come il legame con tuo padre e la sua influenza artistica, ha ispirato il rapporto tra Marina e il suo papà?
L’infanzia di Marina e di suo padre è stata praticamente una simbiosi, sia artistica che caratteriale, nonostante il padre della piccola avesse quella follia del classico artista: tutto genio e sregolatezza.
Marina ne era totalmente innamorata, così come lo sono stata io del mio, e la sua perdita ha sconvolto completamente il suo percorso di vita così come ha sgretolato quello della scrittrice del libro, perché per poter descrivere così bene questi sentimenti, devi averli provati.
La sua perdita ha cambiato completamente il corso della vita della protagonista del libro, lei si è sempre sentita come un ramo spezzato che non aveva più la sua linfa vitale e ha dovuto iniziare a cavarsela da sola.
Ma questo padre, anche se è morto prematuramente, le è stato sempre vicino, come è successo a me nella vita reale, e mi ha salvato in tante situazioni pericolose.
La musica è rimasta sempre presente nella mia vita di scrittrice, infatti io quando scrivo sento sempre la musica perché è la più grande ispirazione della mia vita, ecco cosa mi è rimasto di mio padre.
Nel libro, Marina affronta un grave incidente che segna profondamente il suo cammino. Anche tu hai vissuto una vicenda simile, legata agli occhi. Come hai trasformato questa esperienza personale in un elemento narrativo capace di emozionare e ispirare i lettori?
L’incidente all’occhio è accaduto quando Marina aveva cinque anni ed è successo realmente anche nella mia vita, e la fantasia di scrittrice ha fatto sì che quella piccola innocente infatuazione di bambina diventasse il suo più grande amore della vita.
È un sogno ma è forse quello che avrei sperato per me e allora l’ho fatto vivere nel romanzo, come un evento reale.
La depressione post-partum di Marina è descritta con grande intensità, come se tu stessa avessi vissuto quei momenti. Quanto la tua esperienza di madre ha influenzato la creazione di questa parte del romanzo? E quali aspetti del tuo vissuto hai voluto condividere attraverso la sua lotta e rinascita?
La depressione post-partum è un evento che a me è capitato davvero con la nascita della mia prima figlia, altrimenti non avrei potuto descrivere così bene tutte le sensazioni e le paure di Marina.
La protagonista voleva vivere e la sua forza le ha consentito di tentare qualunque strada pur di uscire da quell’incubo. è stata un’esperienza molto dolorosa, ma ho voluto consegnarla al pubblico perché ne facesse tesoro in quanto è una malattia, e come tutte per le malattie si può guarire.
È proprio un invito a farcela, a non crollare, anche se pensi che la vita sia finita.
Ecco perché Marina quando è finita quella brutta storia, ed è diventata una brava giornalista, con la sua sensibilità ha voluto dar voce a chi voce non ne aveva nelle sue inchieste.
Non è mai stata interessata alla fama, ma voleva aiutare il prossimo perché lei il dolore l’ha conosciuto da vicino.
Marina affronta un viaggio interiore di crescita e resilienza che sembra intrecciarsi strettamente con il tuo percorso personale. Quanto ti sei riconosciuta in Marina durante la scrittura del libro e quanto, invece, hai voluto distaccarti per dare alla protagonista un’identità propria?
Ho scritto in terza persona perché è più facile parlare di sé in questo modo, la scrittura diventa più fluida perché sono argomenti tosti, vissuti intensamente. In realtà Marina sono io, Daniela Pulci.
Mi sono distaccata solo quando ho messo in moto la fantasia raccontando una storia d’amore che in realtà non è mai esistita, se non nella mia testa.
Però quella donna, Marina, mi rimarrà sempre nel cuore e mi ha reso tanto orgogliosa di essere quella che sono diventata.