La televisione e il teatro: la mia passione per l’intrattenimento
Fabrizio, hai spaziato dal teatro, alla radio, alla televisione e al cinema, esplorando ogni mezzo che ti permettesse di esprimerti e di stare a contatto con il pubblico. Quali sono i tuoi attuali impegni?
Mi divido tra l’impegno come conduttore Rai e il lavoro di attore sia in cinema che in teatro. Ho appena concluso il programma televisivo “La volta buona” con Caterina Balivo e ora ne sto facendo un altro, “Weekly”, su Uno Mattina il sabato e la domenica. Con Radio2, poi, sto seguendo Vasco Rossi in alcuni dei suoi concerti e lì invece mi occupo di intrattenere le persone prima dell’inizio dello show.
Quando è iniziato tutto? C’è stato qualcuno o qualcosa Fabrizio che ti ha avvicinato a questo mondo?
Ho iniziato a fare teatro a 12 anni anche se, in realtà, la passione per l’intrattenimento è sempre stata presente in me. Sono entrato nell’Accademia di arte drammatica a 18 anni e nello stesso periodo ho anche conosciuto la radio, grazie soprattutto a “RadioImago” che era presente nella zona industriale di Formello. Poi c’è stato il passaggio tra radio e televisione. Nella mia famiglia nessuno faceva una professione simile alla mia e penso che sia stato più questo lavoro a scegliere me che il contrario: a 10 anni infatti non andavo bene a scuola, eppure alla recita sapevo le battute di tutti i miei compagni.
Dovessi scegliere tra cinema, teatro, televisione e radio a quale ti dedicheresti?
È una decisione difficile, ma stare sul palco, non solo quello teatrale, mi trasmette qualcosa di insuperabile.
Fabrizio, quando hai capito che questa passione sarebbe diventata il tuo lavoro?
Fin da piccolo ho sacrificato molto della mia vita per inseguire i miei sogni e questo è sempre stato il mio obbiettivo. Ma non c’è stato un momento in particolare in cui ho capito che sarebbe stato fattibile, ancora oggi quasi non ci credo. Amo vedere la felicità negli occhi della gente e questa è la mia motivazione. Spesso infatti fatico a considerarlo un mestiere e a pensare al tornaconto economico. In questo mi aiuta affidarmi ad un’agenzia. È difficile individuare una vera svolta per la mia carriera, però sicuramente l’incontro con Anna Pettinelli e l’esperienza a RDS è stata la prima cosa davvero importante per me.
E il momento più difficile invece?
In questo lavoro ce ne sono molti, soprattutto all’inizio, soprattutto quando il punto di partenza è una realtà relativamente piccola come Formello. Forse il primo vero colpo fu quando al provino di ammissione all’Accademia la professoressa con cui stavo interagendo durante il pezzo decise di mostrarmi la sua disapprovazione uscendo dalla sala. Lì ho iniziato ad improvvisare concludendo con un “dove vai?” urlato, allora la professoressa è rientrata dicendomi: “questo è il Fabrizio che mi interessa” e poi una frase che non dimenticherò mai: “Tu sei un bravissimo attore di teatro amatoriale, ma questo lavoro è un’altra cosa”.
Col senno di poi, quale consiglio daresti al te più giovane?
Di rifare ogni cosa. Tutto ciò che ho fatto mi è servito perché se oggi ho la possibilità di non essere spaventato davanti a 60 000 persone al concerto di Vasco è grazie all’esperienza che ho fatto in passato. Forse l’unica cosa che consiglierei è di focalizzarsi molto più sui suoi sogni e meno sull’essere accettato al di fuori di questo mondo.
Quali sono gli aspetti negativi del tuo lavoro?
Sai, spesso mi rendo conto di quanto io possa essere importante per gli spettatori, ma è difficile capire quanto lo sia per me stesso. Non è facile separare la propria vita dal proprio lavoro, soprattutto in una professione come la mia in cui anche il pubblico non vede quello che fai come un impiego ma come un divertimento. La mia vita privata resta tale ma è complicato riuscire a capire quando staccare.
Durante la tua carriera quali sono stati i tuoi idoli e cos’hai appreso da loro?
Fiorello, Vittorio Gassman e Valentino Rossi sono stati dei punti di riferimento soprattutto per quanto riguarda la loro potenza comunicativa. Anche se in campi diversi, ognuno di loro ha dato tantissimo al proprio settore. Rosario ho anche avuto occasione di conoscerlo e mi ha colpito quanta passione e generosità ancora dona a questo mestiere e al pubblico. Continua sempre a cercare nuove sfide.
Tu invece cosa sognavi da bambino e cosa sogni ora?
Da piccolo sognavo di fare esattamente quello che faccio ora. Ora sogno di non smettere mai di crescere e amare il mio mestiere. Sogno che il mondo diventi un posto migliore per mio figlio e che sia orgoglioso di me.
Dove ti vedi fra 5 anni?
Spero di andare sempre più avanti, di consolidare la mia posizione in questo mondo e in questo lavoro. Anche se in 5 anni mi sembra irrealistico, prima o poi mi vedo a Sanremo.